Суздаль

Suzdal' by Rita


In lontananza si sente una specie di fischio, sembra un treno ma non lo è, e il buio sta per calare. Le notti bianche dei territori più a nord rischiarano ancora un pochino il cielo che si intravede tra le cime delle alte betulle che formano il boschetto quadrato, lontano dal paese.

C'è un cimiterino ortodosso percorso da silenzi profondi e tristi, malinconie antiche e nuove, sterpaglie alte e cancellate basse di ferro arrugginito che avvolgono tombe abbandonate e vecchie di anni, affetti e ricordi oramai svaniti.

Dopo aver combattuto nelle steppe del fronte a sud est, viaggiato su carri bestiame a volte scoperti, soldati italiani sono giunti qui, in questo paesino dalle chiese con le guglie a cipolla, in terra di nebbie, gelo e neve, lontanissima e straniera. Sfiancati dalle interminabili marce del "davai", sono giunti nel monastero trasformato in prigione, dove han provato la fame, il tifo, un'infinita sofferenza e incontrato la morte.

Ora, dimenticati dai più, riposano in questo luogo solitario trascurato e desolato.


Fossa comune di militari italiani (internati nel Campo n. 160 presso il Monastero di S. Eutimio di Suzdal') - Ex Cimitero Ortodosso - Suzdal' - Oblast' di Vladimir - Russia - 06 luglio 2015


Nonostante l'oblio lavori per cancellare quel che sono stati, la loro umanità e dignità, la storia, le fatiche, gli orrori, e nonostante i tentativi di far sì che ciò che han patito non sembri più vero, siamo andati a cercarli, li abbiamo trovati e abbiamo portato loro il dovuto ricordo, un pensiero e una preghiera.

Abbiamo provato commozione, tristezza e amarezza insieme, ma prima di salutarli e andarcene, abbiamo raccolto il messaggio di speranza che questi poveri soldati, soli e lontani da ciò e da chi amavano, sembrava ci volessero lasciare:

...e voi che ritornerete a casa sappiate che anche qui dove riposo, in questo campo vicino al bosco di betulle, verrà la primavera.

(dal poeta della steppa Giuliano Penco - Io resto qui)